Dopo aver acquisito i numeri di telefono su chat erotiche ricattavano le vittime intimandogli di pagare denaro per evitare scandali. A seguito di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il tribunale di Potenza, gli agenti del commissariato di pubblica sicurezza di Melfi hanno tratto in arresto Antonio Bevilacqua di 45 anni con l’accusa di estorsione continuata. Con la stessa accusa e’ finito agli arresti domiciliari anche Pietro Iacullo di anni cinquanta. Bevilacqua, ampiamente noto alle forze dell’ordine, aveva ideato uno stratagemma che in poco tempo gli aveva consentito di estorcere diverse migliaia di euro a molte vittime. Dopo aver acquisito i numeri di telefono su chat erotiche, il pluripregiudicato si presentava come avvocato o carabiniere. Becilacqua accusava falsamente i soggetti contattati di aver fatto avance sessuali a ragazze minorenni e li costringeva ad effettuare dei versamenti in denaro tramite invio di vaglia postali per evitare discredito sociale o inchieste giudiziarie. Il suo complice aveva il compito di prelevare presso l’ufficio postale di Melfi i soldi che pare venissero successivamente impiegati per giocare alle slot machine o presso agenzie di scommesse sportive. A scoprire il disegno criminale sono stati gli agenti del commissariato di pubblica sicurezza di Melfi coordinati dal dirigente, Claudio Spadaro. La polizia locale, in collaborazione con il commissariato di Galatina e la squadra mobile della questura di Avellino, ha bloccato l’azione dei due uomini arrestati. Dopo opportuni appostamenti, pedinamenti ed intercettazioni telefoniche gli agenti del commissariato di via, Passannante hanno colto in flagranza di reato proprio il cinquantenne Pietro Iacullo che presso l’ufficio postale di Melfi aveva incassato parte del provento inviato da un insegnante in pensione della provincia di Avellino. Lo stratagemma ha permesso ai due indagati di estorcere in pochi mesi circa 19 mila euro alle vittime. Sarebbero circa 40 gli episodi di presunta estorsione posti in essere e che vanno dal Friuli Venezia Giulia alla Sardegna e la Puglia. Anche in provincia di Lecce, a Galatina, un ex militare oggi in pensione sarebbe caduto nella rete di Bevilacqua e Iacullo ed avrebbe pagato perché impaurito dalla eventuale divulgazione dello scandalo.